CHI SIAMO,
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Il Manifesto de La Basilicata Possibile

L’esperienza de La Basilicata Possibile ha rappresentato l’unica novità politica delle ultime elezioni in Basilicata e a Potenza.

LBP non è né vuole diventare un partito: non se ne avverte l’esigenza in un panorama regionale e nazionale già molto frammentato.

LBP è, invece, un’associazione politica di cittadini liberi (con o senza esperienze precedenti di militanza politica e sociale, iscritti e non a partiti) che individualmente scelgono di dare vita ad un movimento politico organizzato centrato sulla difesa della democrazia e dei diritti fondamentali di cittadinanza sociale definiti dalla Costituzione repubblicana ed antifascista del 1948.

A questo fine, LBP vuole diventare uno strumento di confronto e di impegno diretto al servizio dei tanti che in questi anni – avendo animato esperienze associative costruite dal basso, civiche, ambientaliste, solidali e mutualistiche – credono sia maturo il tempo per riconnettere queste istanze spontanee ed offrire loro un orizzonte più ampio che le renda capaci di abbattere il sistema di interessi che soffoca da decenni la Basilicata continuando a riprodursi al di là della formale alternanza di schieramenti politici e Governi regionali.

Nulla di già visto, insomma: né il riposizionamento mimetico di stati maggiori sconfitti né la riverniciatura in chiave movimentista di parole d’ordine antiche, ma una radicale messa in discussione dei luoghi e delle forme della politica cosi come l’abbiamo fin ora conosciuta.

LBP, dunque, si propone come laboratorio di sperimentazione di nuove pratiche sociali, realizzate con le persone e sui territori, tese a restituire credibilità, significato e funzione alla politica concepita come azione collettiva che riconquista ai cittadini il potere di disporre del loro destino e che, perciò stesso, cambia l’esistenza di tutti e di ciascuno.

Le recenti campagne elettorali ci hanno dato occasione di verificare che esiste una grande e diffusa volontà di tornare a battersi, di scuotersi dal torpore, di scrollarsi di dosso quella patina di scetticismo e rassegnazione che negli anni più recenti, ha imbrigliato l’impegno di tanti. Si tocca con mano, ormai, il bisogno degli adulti di mettersi in gioco, di assumere responsabilità, di liberarsi dall’incubo di aver contribuito a rubare il futuro delle generazioni a venire, nello stesso momento in cui cresce, in maniera inattesa, la straordinaria mobilitazione di una intera generazione di adolescenti sul tema del riscaldamento globale e del futuro del pianeta.

Su queste energie, vecchie e nuove, occorre far leva per evitare che la Basilicata “evapori” nell’abbandono dei suoi paesi, nell’emigrazione senza ritorno dei suoi giovani, nella devastazione del suo territorio.

Non è più il tempo di testimonianze identitarie che rimettono in pace la coscienza ma non cambiano la realtà: bisogna ricostruire quel tessuto connettivo sociale fatto di luoghi di incontro e di discussione, liberi da pregiudizi e settarismi, senza il quale la democrazia non sopravvive. Luoghi aperti di ascolto che alimentino passione civile e senso critico, gusto dell’analisi e della conoscenza, il piacere di un impegno disinteressato, ma utile a cambiare la propria condizione.

Il contrario della realpolitik distratta e distante cui ci hanno abituato gli ultimi decenni. Una politica incolore che ha organizzato soltanto le carriere individuali di uomini buoni per tutte le stagioni, in una eterna navigazione a vista fatta di strategie indistinte e indistinguibili, priva di visione, incapace di progettare un futuro sottratto alla dittatura delle compatibilità di mercato. Quella stessa che ha consegnato le speranze di cambiamento della parte più debole della società (giovani, precari, lavoratori, spesso meridionali) ad una destra autoritaria, razzista e secessionista che, usando sapientemente la clava dell’antipolitica, ha puntato a smantellare quel che resta del tessuto democratico e dell’impalcatura costituzionale di questo Paese.

In questo senso essere realisti significa volere l’impossibile, agire efficacemente nel presente significa avere lo sguardo rivolto al futuro: partire dagli ultimi per rovesciare il paradigma affinché la dignità delle persone e la vita del pianeta diventino l’unica grande compatibilità cui subordinare il governo dei processi economici e sociali su scala locale e globale.

L’Europa è l’unica dimensione geografica congrua entro cui pensare il cambiamento che è necessario: non è più tempo di piccole patrie né di parodie sovraniste dentro un sistema-mondo ormai compiutamente interdipendente.
Vogliamo una Europa politica, continente di pace, che federi i suoi popoli dall’Atlantico agli Urali, che liberi l’enorme potenziale di cultura e civiltà sedimentato nella sua storia millenaria e lo ponga al servizio dell’umanità intera. Ci battiamo per difendere e globalizzare diritti e poteri conquistati dai cittadini europei e per sconfiggere modelli neocoloniali ed estrattivi che hanno consegnato la Basilicata e il Mezzogiorno ad un futuro di desertificazione umana e di devastazione ambientale.

In questo senso l’uscita dal fossile e la riconversione dell’economia alle energie rinnovabili non servono soltanto a fermare il riscaldamento globale; essi sono i cardini di un altro modo di produrre e consumare, di un modello sociale che genera e distribuisce nuovo lavoro, contrasta lo spopolamento dei territori, salvaguarda la biodiversità e le produzioni locali, promuove una diversa qualità della vita e del lavoro.

Si può fare. A partire dalla Basilicata. Una regione che rivendica l’autonomia di decidere del proprio sviluppo futuro, che punta alla valorizzazione delle proprie risorse naturali e culturali, che investe in una agricoltura finalmente libera dal caporalato basata su un rapporto equilibrato tra impresa contadina e grande distribuzione. Una regione che mette a valore ogni differenza, che combatte ogni forma di discriminazione, che riconosce nella promozione del ruolo delle donne una sua leva di sviluppo fondamentale, che guarda all’accoglienza e all’insediamento stanziale degli immigrati come a una vera opportunità. Una Basilicata che promuove l’affermarsi di una nuova generazione di imprenditori locali, capaci di conciliare le ragioni dell’impresa con quelle della sostenibilità ambientale e della tutela del lavoro. Una Basilicata che mette a valore l’esperienza, tra memoria e innovazione, di “Matera 2019” e, facendo leva su Università e centri di ricerca, sa immaginare nuove opportunità di lavoro in grado di stimolare il rientro dei nostri talenti sparsi per il mondo.

Con la costituzione di La Basilicata Possibile abbiamo avviato un processo importante, che ha già riportato in tanti al piacere della politica.

La Basilicata Possibile è una scommessa che si confronta oggi con una nuova fase politica, carica di incognite e di grandi opportunità, che non tarderà ad avere ricadute anche sul piano regionale. Di fronte a una rappresentanza politica tuttora totalmente autoreferenziale e permanentemente in campagna elettorale, noi vogliamo organizzarci su tutti i territori, facendo rete con coloro che, a partire dai valori fondanti della nostra Costituzione, vogliono restituire ai cittadini l’opportunità di intervenire ed orientare, ad ogni livello, le scelte che li riguardano. Per restituire senso alla politica e provare a lasciare alle future generazioni un mondo migliore.

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